Racconti o romanzi?

Cosa è meglio scrivere: racconti o romanzi? Dedicarsi a tempo pieno a storie brevi o a elaborati più complessi, lunghi, corposi, di un certo spessore e che necessitano un determinato periodo di studio, preparazione, documentazione, capacità nel creare dal niente una storia veramente approfondita, con tanto di particolari, e ben sviluppata fino al suo epilogo?

Sono due scelte ben diverse.

I RACCONTI.

I racconti sono storie brevi, non particolarmente fulgide di dettagli, in quanto non necessitano una grande specificità nel tipo di scrittura, né una preparazione per inventarne la trama.

Esistono racconti brevi e racconti lunghi che, però, nulla hanno a che fare con la stesura di romanzi.

I racconti brevi, così come quelli lunghi, possono essere sia utilizzati per partecipare a concorsi letterari, così da muovere i primi passi in un ambiente diverso dal proprio, che proposti a una casa editrice per tentarne la pubblicazione, o magari essere autopubblicati perché comportano un dispendio di energie e di tempo minore rispetto all'elaborazione di volumi più grossi.

Nei racconti c'è una trama che, a grandi linee, offre al lettore ciò che gli interessa sapere, ma non ci si sofferma sui dettagli tipici dei romanzi, per cui chi acquista un racconto, una storia che viene presentata come breve, è preparato al tipo di testo, sa quanto possa essere spicciolo e meno impegnativo, magari più commerciale, anche nell'acquisizione delle notizie, ma meno impegnativo.

                                                                                                                                                                        Photo by Pixabay.

I ROMANZI.

I romanzi, invece, sono opere piuttosto lunghe, di pregio, in quanto più complesse e complicate, necessitano uno studio preciso dell'ambientazione, dell'epoca, dei personaggi, di una trama coerente che si sviluppi, capitolo dopo capitolo, in modo semplice, ma incisivo, senza sbavature, senza annoiare, data poi la lunghezza del volume, e senza arrivare spossati al finale, ma con una verve sempre attiva, convincendo il lettore ad arrivare in fondo con lo stesso entusiasmo con cui ha aperto il libro.

Questa impresa non è semplice. Anzi. Direi che è complicata. Bisogna esserci portati per la stesura dei romanzi, perché lo studio a cui ci si deve sottoporre può comportare un periodo di tempo lungo e noioso, oltre che spossante, per riuscire a trattare con serietà e preparazione gli argomenti che si vogliono inserire nella storia. Inoltre, serve avere un'inventiva e una capacità, una lucidità, tali da definire un messaggio nel romanzo, arricchendolo di vicende che lo definiscano e lo rendano indimenticabile, evitando il più possibile incongruenze espressive e narrative che diventerebbero una vera e propria trappola per lo scrittore, facendolo definire incompetente. Ecco che poi, quando ci si avventura nella stesura conclusiva di un romanzo, si ha bisogno di un editor, ovvero di un professionista della parola scritta, che possa studiare il testo nella sua interezza per analizzarlo a dovere e per verificare che non abbia falle, né incongruenze, che sia fluido, scritto bene, composto, emozionale, corretto e personalizzato nello stile, oltre che narrativamente di qualità.

Un lavoro di grande impegno che esige cura e precisione, e a cui va dato il giusto valore e rispetto, perché un romanzo, nella sua interezza, scritto con devozione e passione, in fin dei conti, apparterrà sempre al suo scrittore, come un figlio per un genitore, perché quest'ultimo gli dà vita per poi allevarlo e accompagnarlo nel suo sviluppo, nella sua crescita, nel suo miglioramento così da prepararsi ad affrontare il mondo, da camminare sulle proprie gambe, da farsi conoscere e apprezzare, da farsi vedere, da farsi amare e da non farsi mai dimenticare.

Quel che conta, comunque, è l'amore per la scrittura. Ciò che dà vita e anima queste storie, brevi o lunghe che siano.




Tiziana Iaccarino

Author & Blogger

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