Chi divora libri, lo sa. Chi ama i libri, lo immagina. Chi acquista libri, lo esige. Chi cerca l'evasione, lo desidera. Chi nutre sogni, lo spera.
I lettori amano leggere libri belli. È un fatto indiscutibile. Soprattutto se questi libri, dalla promozione che se ne fa, promettono grandi cose. Promettono ore di relax, promettono una buona prospettiva di evasione, promettono di farti trascorrere ore liete.
Quando questi libri, però, diventano pedanti, pesanti, portatori di noia e di niente che stimoli la fantasia, l'immaginazione, la voglia di viaggiare del lettore pur restando ben comodo a casa sua, diventa ancora più deludente sia chi li scrive, sia chi li mette in commercio magari a prezzi esosi.
Il mercato dei libri è saturo, lo sappiamo. Scegliere cosa leggere nel mare magnum delle pubblicazioni è difficile se si cerca sempre di variare, di trovare qualcosa di diverso dalle solite, noiose, storie qualunque. Soprattutto se parliamo di narrativa.
C'è da dire che, negli ultimi tempi, da ciò che ho potuto appurare leggendo un po' di tutto, sia scrittrici italiane che straniere perché, lo confesso, leggo soprattutto al femminile, dato che ne sono invogliata, ho notato spesso delle assonanze, delle storie molto simili tra loro, delle situazioni, delle scene, delle trame che sembravano l'una la continuità dell'altra, che sembravano non voler mollare un determinato genere e soprattutto la convinzione, da parte di chi scrive, che sempre gli stessi argomenti, non stanchino chi compra – ma oserei dire pure chi non compra e magari collabora con autori indie e/o case editrici.
ORIGINALITÀ? QUALE? È IL MERCATO DEL DENARO A PARLARE.
Nelle trame, purtroppo, non si scorge più originalità. Non si scorge nessuna possibilità di volersi innovare, né di voler innovare il proprio bagaglio, il proprio percorso, la propria direzione.
Alcune
scrittrici sembrano adagiarsi consapevolmente su certi generi,
seguendo i soliti trend offerti dal mercato per andare a colpo
sicuro, soprattutto se si parla di self-publishing, per guadagnare
una ben più facile pagnotta rispetto a una magari più ardua perché
costosa, date le difficoltà per ottenerla. Così, trovare chi invece osa,
chi vuole guadagnarsi la stima di chi legge, e sfuggire ai luoghi comuni per avanzare lungo un determinato
percorso, è diventato davvero arduo.
C'è chi fa un passo o due avanti e dieci indietro, a un certo punto della carriera.
Perché?
Semplice! Perché la pagnotta facile ed economica, quella a buon mercato, il guadagno quasi indiscutibile, scontato, diventa un'abitudine, diventa la scelta più semplice, la strada in discesa che permette di ottenere rapidamente ciò che si cerca.
Chiunque può scrivere qualunque cosa e pubblicare, facendo ricerche di mercato a suon di vediamo cosa vende e mettersi a commerciare un testo. Chiunque. Lo ripeto.
Se ci si affaccia sulle classifiche di vendita, si noteranno non soltanto i soliti nomi con le solite tiritere, infatti, ma si noteranno anche pseudonimi dietro i quali, con molta probabilità, si nascondono sempre le stesse persone, o magari persone nuove, che tentano “il colpaccio”, la scalata a una difficile classifica con roba facile, vendibile, commerciabile nel senso più futile e facile del mondo.
I TREND SONO BEI QUADRI ASTRATTI E COLORATI.
Il trend è questo: titolone in inglese, soprattutto con font gigante semitrasparente, copertina astratta, forme strane, foglie e frutti, decorazioni e abbellimenti vari, oppure maschioni dal torso nudo che promettono fuoco e fiamme alle lettrici più in calore, e soprattutto fanno passare la solita protagonista come la donna che va in brodo di giuggiole alla sola vista di uno di questi aitanti esemplari di maschio. Come fosse la norma. Come fosse giusto. Come fosse veritiero. Denigrando quasi il ruolo della donna, la sua emancipazione, la sua voglia di progredire, di far valere la sua volontà di essere considerata anche per le sue capacità intellettive e non soltanto attraverso un facile invaghimento verso l'altro sesso, come se l'aspetto contasse più di tutto e debba continuare a contare, a farla da padrone, a dire tutto, a decidere tutto, a stabilire ogni cosa.
I muscoli meglio del cervello, sempre e comunque. Questo continua a essere la convinzione di chi vuole a ogni costo propinare alle lettrici, anche a quelle restie, anche a quelle poco convinte, anche a quelle romantiche, anche a quelle che preferiscono altri generi, le solite cose.
Ci sono classifiche che lasciano molto a desiderare e che fanno riconsiderare l'intero mercato attuale italiano, e ci sono classifiche che magari riescono a dare voce e spazio a titoli più interessanti, che promettono qualcosa di diverso, che offrono un'alternativa alla continua ricerca “dello scandalo a corte”.
Un romanzo, però, non deve essere a ogni costo scandaloso o sconcio, per ottenere il suo scopo, ovvero per piacere al pubblico, per farsi notare. Un romanzo è una storia che deve far sognare, non solo mettere in bella vista dei muscoli o far passare la protagonista per la solita bella statuina alla mercé del primo che passa.
INGLESE A OGNI COSTO? ANCHE MENO.
I titoli in inglese, soprattutto tra le scrittrici indie, sono diventati quasi un must, cioé una sorta di obbligo del si deve porre su una copertina il titolo in inglese, perché fa figo, perché serve ad attirare l'attenzione generale, perché serve a far credere che siamo interessanti come quelle straniere, perché il commercio vuole l'inglese a ogni costo, perché l'inglese è “in”, l'italiano meno.
Chi l'ha stabilito?
Chi lo ha voluto?
Chi lo ha detto?
La lingua internazionale per eccellenza quindi deve essere messa in evidenza anche su libri in lingua italiana perché il mercato vuole o perché lo vuole solo una schiera di persone abituate a ciò?
Non si sa.
Fatto sta che, oggi come oggi, la scelta di un libro diventa sempre più ardua quando ti propinano la copia della bella, o brutta, copia dell'altra copia, della coppia della copertina dell'altra copia di quella copia.
Capito?
Io no.
Tiziana Iaccarino
Author & Blogger
Commenti
Posta un commento