La violenza nei romance è out.

Negli ultimi anni si è registrato sul mercato un crescente numero di pubblicazioni di romance, romanzi rosa detto in italiano, nei quali il protagonista maschile, per mostrarsi virile, della serie uomo che non deve chiedere mai, uomo alpha per intenderci, viene spesso dipinto, creato ad arte in qualità di delinquente, di bandito, di persona fuori legge, di persona violenta e brusca, di uomo pronto a fare la guerra, a maneggiare armi, a far fuori il prossimo, a combattere faide, battaglie e vendette, anche fisiche, a mostrare i muscoli, a maltrattare addirittura la donna di cui si innamora la quale, a sua volta, lo lascia fare e ne diventa persino succube.

Parliamo di un genere, il dark romance o il mafia romance, creati ad arte per giustificare questo tipo di storie, con personaggi altamente discutibili, che ha preso piede, coinvolgendo lettrici spesso sbavanti davanti all'idea del maschio che, per definizione, se non mostra determinati attributi non si possa considerare tale.

Insomma, un personaggio discutibile, un poco di buono, come lo chiameremmo nella vita comune, nella quotidianità, un uomo o un ragazzo a cui non affideremmo mai nostra sorella, nostra figlia, nostra cugina, nostra nipote o la nostra migliore amica.

Un uomo che ha a che fare con la malavita, un uomo che per ottenere i suoi scopi è abituato a vincere e quindi a prendersi, anche con la forza e con la violenza, ciò che vuole. Non rinunciandoci mai. Non deludendo mai l'immagine ben costruita, ma piuttosto artefatta, che alcune scrittrici hanno voluto per loro, nelle loro pagine, nei loro romanzi.

Bene.

Fermiamoci un attimo a riflettere sull'esempio che tali storie fornisce al pubblico, ai giovani soprattutto, ai ragazzini, agli adolescenti, soprattutto alle donne, le quali crederanno che cercare, e trovare, quel genere di uomo sia legittimo, persino nella norma, sia assolutamente da assecondare nei loro sogni proibiti o meno.

I LIBRI DIVENTANO UN ESEMPIO E OFFRONO MESSAGGI.

Non dimentichiamoci, però, che i libri, anche i romanzi, spesso trasmettono un messaggio, o possono offrire un esempio a chi li legge, un esempio secondo cui la morale vada di pari passo con il senso di giustizia che, in fondo a ognuno di noi, vige perché siamo esseri umani.

Quale persona, dopotutto, apprezza la vittoria di un delinquente sul più debole? Quale persona pensa sia giusto che un personaggio maschile, per risultare virile, debba sbandierare i suoi super poteri fisici, mostrando bicipiti, tricipiti e quant'altro? Quale persona crede sia giusto che questo personaggio compia atti riprovevoli, fuori legge, per ottenere i suoi scopi, per diventare un uomo di successo nella società, e soprattutto per conquistare una donna?

Quali donne, a loro volta, vogliono essere conquistate con un'arma impugnata che per loro sparerebbe? Quale donna accetterebbe di essere malmenata, maltrattata, abusata, diventando vittima in un contesto in cui l'amore, l'aspetto romantico, lo sfondo per il quale è nato il genere romance, è stato creato?

Qua si vuole assolutamente rendere romantico l'amore che costringe l'altra persona a stare con qualcuno, l'amore che pretende, l'amore che vuole a tutti i costi, l'amore che prevale sull'altro. L'amore che, in fin dei conti, forse non è neanche amore, ma rivalsa, ovvero dimostrazione di chi è il più forte.

Allora, mi sento di dire innanzi a questo tipo di storie, che forse non sono da considerarsi neanche dei romance, che la detta parola, in qualità di genere letterario, è stata usata fin troppo, e spesso male, per giustificare storie che di romantico non avevano assolutamente nulla.

C'è stato un periodo in cui questo tipo di romanzi andava molto bene sulle piattaforme di vendita online, anche perché nelle librerie credo si venda ben altro, e mi sorprende non poco pensare che ci siano lettrici, persone, donne che, pur di leggere di maschioni con tanto di pettorali descritti a dovere, giustifichino la creazione e la divulgazione di tali storie soltanto perché sono tali: storie, per l'appunto. 

Così come non riesco a capacitarmi del fatto che possano esistere, puntualmente, soprattutto protagoniste femminili deboli. Quelle che davanti a un bel paio di braccia muscolose diventano di gelatina, si fanno piccole piccole, si rimbambiscono, cominciano a tremare, a eccitarsi, a emozionarsi, addirittura a balbettare, e poi a invaghirsi del personaggio maschile basandosi principalmente sull'aspetto fisico. Sul suo aspetto esteriore. 

Se clicchi sull'immagine vai alla pagina dedicata alla definizione di romanzo rosa su Wikipedia.

A volte il lettore non ha neanche il tempo di capire se tra i due c'è stato un colpo di fulmine, perché lo spazio temporale entro il quale i due si invaghiscono, lei per debolezza e lui per gioco, o sopraffazione, diventa tanto esiguo da non offrire nessuna giustificazione al loro comportamento. Da non creare suspence, da non creare voglia di, da non creare aspettativa, da non creare altro che... cosa? 

La storiella di turno col figo e la... ragazza che si fa intortare dai muscoli. La solita. L'ennesima. Quella bella pure lei che, però, usa poco la testa, o magari la usa, ma solo in alcuni episodi. In alcuni capitoli, a comando, in determinate circostanze. Quando la storia lo richiede. Non perché intelligente e sveglia e reattiva la si voglia far passare per davvero a prescindere da tutto.

UN ROMANZO NON È SOLTANTO UNA STORIA.

Un romanzo non è soltanto una storia. Non è soltanto finzione.

È un messaggio preciso che si divulga, affinché ci sia un vasto pubblico a cui arrivi un concetto preciso. E nel caso sopra detto il concetto che passa può finire per essere interpretato, recepito, molto male. Può passare un concetto sbagliato di relazione di coppia. Un concetto sbagliato d'amore tra due persone. Un concetto assolutamente errato di sentimenti. Quelli veri, quelli puliti, non macchiati di sangue, non macchiati di peccati tali da giustificare, o da liquidare dicendo semplicemente... “beh, è un romance...”

No.

Il romanzo rosa è un genere molto preciso, che ha prerogative decise, contorni ben dettagliati, che non sfuma in altri generi, che non finisce lungo strade diverse da quelle che non riguardano il sentimento a 360°. Un sentimento vero, profondo, umano, civile, rispettoso, un sentimento che produce emozioni.

Si vuole per forza infilare la parola romance in ogni frase, in ogni trope, in ogni genere creato ad arte per giustificare storie che, in fondo, di veramente romantico non hanno nulla.

Si vuole invitare le giovani generazioni a credere che l'amore raccontato in determinati libri sia un amore giusto, un amore ideale, un amore forte, un amore che niente può ostacolare, senza badare al come è quell'amore, a come viene presentato, a come viene descritto, al messaggio e soprattutto all'esempio che fornisce.

Perché chi liquida un romanzo violento dicendo che è un romanzo e basta, non comprende e non valorizza l'importanza della parola scritta, del messaggio forte, potente, che può portare alla gente.

Viviamo in una società già molto violenta, purtroppo. Una società nella quale la figura della donna viene sminuita, viene maltrattata, viene sottovalutata, viene denigrata. Si parla nei telegiornali, quasi ogni giorno, di donne che subiscono uomini che, forse, per sentirsi tali, hanno bisogno di usare la violenza, spesso dei pazzi che non hanno nessun tipo di sentimento neanche verso se stessi.

Una società, la nostra, già sufficientemente malata. Una società che non ha bisogno di ulteriori esempi negativi. Non ha bisogno di storie violente.

La violenza, fosse anche nei libri va contestualizzata, perché se è pur vero che si scrive finzione, allora bisogna inserirla nei contesti giusti, nei generi giusti. Per esempio in un thriller o in un giallo o in un horror o in altri generi, ma sicuramente non nel genere romantico, non nel romanzo rosa, con l'idea che questa parola, all'inglese, “romance” sia la formula magica, da inserire in qualunque contesto per attirare chi ama i romanzi rosa e crede di trovare al loro interno il vero amore. 

Non violenza. Ma amore. E non credo che questi due aspetti siano facce di una stessa medaglia.

Si può mettere: odio/amore sulla stessa medaglia, non violenza. L'altra medaglia può essere violenza/non violenza.

Le medaglie sono molteplici e a ognuna fa affibbiato il motivo giusto. In modo che le persone che comprano libri non vengano circuite circa ciò che voglia dire la parola “romance”. Usato, oggi come oggi, come la parola “amore”, ovunque, dappertutto, detto a chiunque.

Una parola che ha quasi perso di significato, tanto che è ripetuta all'ennesima potenza e usurata nel tempo dalla gente. Che la usa a proprio comodo e piacimento anche se ha un solo preciso significato, e non è vero che “ci sta” in qualunque contesto.



Tiziana Iaccarino

Author & Blogger

 

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