Il più recente thriller psicologico di B.A. Paris, “La reclusa”, è stata un'intensissima esperienza oltre ogni immaginazione, in quanto mi sono così immersa nella lettura da finirlo nel giro di qualche giorno, cosa rara quando leggo un libro.
A volte capita che la lettura mi tiene occupata settimane, altre addirittura mesi, soprattutto se mi annoia, e decido di passare ad altro. Ma, in questo caso, è stata l'incalzante trama ad avermi rapito, nel senso più figurativo del termine, per indicare anche ciò che accade alla protagonista di questa storia.
“La reclusa” è una storia cruda, fredda, spietata, senza se e senza ma, senza nessun inganno se non quello che articolano gli stessi personaggi, quasi tutti protagonisti, perché ciascuno di loro ha un ruolo ben preciso. Ciascuno di loro ha una notevole parte nella storia e la responsabilità di portarla fino all'epilogo.So che può sembrare io parli di persone, e non di personaggi, ma leggendo questo libro non ne posso fare a meno, perché la scrittrice ha la grande capacità di rendere reali i personaggi e soprattutto di farceli amare o odiare, di parteggiare per loro o di sperare che, invece, finiscano male, abbiano in pratica ciò che si meritano.
Una storia forte, anche questa, dopo tutti i libri che ho letto. Una storia intricata che riesce a tenerti incollata alle pagine senza alcuna possibilità di staccarti. Questa enorme capacità della scrittrice la rende molto apprezzata, tradotta in tutto il mondo e venduta ovunque.
Le sue storie sono creative, hanno tutte un quid che permette di incentivare uno sviluppo tanto scorrevole quanto fluido, riuscendo molto bene nell'intenzione di catturare l'attenzione di chi ama il genere.
UNA STORIA CON TROPPI COLPEVOLI.
Detto ciò, non posso dire sia il miglior libro che lei abbia scritto per quanto meriti molto, perché è riuscita a creare una trama bene articolata, che diventa ancor più intricata nei capitoli. Anzi, in alcuni punti, la giudico troppo intricata, con troppe vittime, alcune magari non necessarie, con troppi colpevoli, neanche questi per forza necessari. E un finale a sorpresa, un po' inverosimile, a dire il vero. Ma non aggiungo altro.
IL THRILLER NON È UN GENERE PER TUTTI.
Il thriller psicologico, dopotutto, non è un genere per tutti. Non è un genere facile. Bisogna esserci portati. Bisogna sapere come esporre le vicende, come raccontarle, come arrivare all'epilogo. Non chiunque può scrivere questo tipo di letteratura, perché potrebbe rivelare troppo presto le intenzioni di chi scrive, o potrebbe non lasciare alcuna sorpresa, o peggio non creare colpi di scena, né aspettative nel lettore, così come fa B.A. Paris.
L'aspettativa diventa quasi il motore di chi legge le sue trame, in quanto le pagine che ti invitano ad andare avanti ti fanno soltanto assaggiare ciò che vorresti sapere, e per saperlo devi per forza andare avanti.
Non vi racconterò la trama, perché quella potrete leggerla andandovi a cercare la storia (o cliccando sulla cover), ma vi consiglio di non lasciarvi sfuggire nessuna opera di questa incredibile e talentuosa autrice.
Solo se amate il thriller psicologico. Ovviamente.
LA MIA VALUTAZIONE
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