“Giuro che non mi sposo” è il sequel del famosissimo romanzo, diventato bestseller mondiale, di “Mangia prega ama” della scrittrice Elizabeth Gilbert.
Quando ho visto per la prima volta il film, moltissimi anni fa, non pensavo, ingenuamente, che fosse tratto da un romanzo, e che avrei letto quella storia anni dopo. Ma soprattutto non immaginavo che il romanzo avesse un seguito.
Facciamo una premessa.
La storia è completamente autobiografica e racconta il difficile divorzio della scrittrice dopo anni passati con un uomo che credeva avrebbe affiancato per tutta la vita (quante di noi hanno questa convinzione, una volta sposate?)
Pertanto, c'è nella storia tutta l'emozione, la trasparenza, il convolgimento emotivo che ci si aspetta da chi quella stessa storia l'ha proprio vissuta.
Mentre “Mangia prega ama” era un inno al riscatto, una sorta di passaggio dalla sofferenza alla ripresa dell'esistenza, attraverso una serie di tappe, viaggi per la precisione, un anno sabbatico che si era data la scrittrice per ritrovare se stessa, dopo un brutto divorzio e un altrettanto fallimento sentimentale alle spalle, questa storia è pregna della voglia di riprendersi la vita che le spetta, l'amore per il “suo” brasiliano, per Felipe, con il quale la nostra protagonista sta bene, finalmente bene, ed è intenzionata a prolungare una storia davvero duratura. I due viaggiano per il mondo in una sorta di favola selvaggia nella quale imperano amore e libertà, sentimenti tanto nobili e appassionanti che si spera durino per sempre. Sono queste le intenzioni della nuova coppia. Peccato che, a un certo punto della loro vita, si accorgono che quel tipo di esistenza non durerà a lungo, e sarà l'impedimento davanti al quale verrà messo Felipe dal Governo Americano a stabilirsi negli Stati Uniti, dove Elisabeth ha la sua casa, la sua vita, la sua famiglia di origine.
Tutto sembra molto difficile, soprattutto se entrano di mezzo le autorità. Da questo momento in poi, quando Felipe e Liz, come si fa chiamare la scrittrice nelle due storie che ha scritto indossando i panni della protagonista, capiranno quanto sia importante fermarsi, mettere radici, creare un nido nel quale stabilirsi, e quanto conti rimanere insieme, che decideranno di sposarsi. Se da una parte questa si presenta come un'imposizione per la coppia, dall'altra quest'ultima, non più giovanissima, si chiede se sia il caso di prendere sul serio questo segno del destino e decidere finalmente di convolare a giuste nozze. Una scelta difficile, oltre che sofferta dato che, alla fine dei conti, i due sarebbero stati bene anche senza firmare un contratto, ma poi comprendono quanto questa pratica conti per le istituzioni sulle quali si basa la società civile.
La scrittrice parte da questo presupposto per tornare a viaggiare con Felipe, dato che non possono insediarsi negli Stati Uniti se lui non entra in possesso dei documenti necessari a sposarsi con lei, e comincia a riflettere intorno alla nuova situazione nella quale si trova, suo malgrado.
Sposarsi davvero? È ciò che vuole? È ciò a cui aspira? Sì, ma poi il vincolo del matrimonio cambierà le carte in tavola? Cambierà il loro rapporto? Cambierà loro come persone? Tutte queste domande diventano un complesso incentivo per riflettere sulla questione e per cercare le risposte di cui, a volte, si ha bisogno per le proprie domande.
C'è da dire che sia l'una che l'altro arrivano a questo punto molto maturi, e soprattutto consapevoli che questa unione significhi un cambiamento radicale della loro vita, soprattutto perché entrambi arrivano da matrimoni falliti, da relazioni tumultuose che pensavano di essersi lasciati definitivamente alle spalle, ma che sul più bello tornano a tormentare i loro ricordi, e le loro convinzioni intorno ai rapporti di coppia nel timore che gli errori passati, commessi con altre persone, possano ripetersi.
Cos'è, dunque, il matrimonio? E soprattutto: è indispensabile per un essere umano? Che ruolo ha avuto la donna, nella storia dell'umanità, all'interno di un'unione civile e religiosa con un'altra persona? Cosa ci si aspetta da lei e, soprattutto, come deve incentrarsi il suo rapporto con l'uomo che sposerà? Queste e molte, ma molte altre domande si porrà Elizabeth, conscia che sta per partire per il suo viaggio più complesso, ma anche per quello che le metterà davanti l'unica scelta possibile.
UN SAGGIO SULLA STORIA DEL MATRIMONIO.
Questo libro rappresenta un viaggio nelle credenze che si hanno intorno al matrimonio, credenze nate nei secoli, in ogni civiltà, in ogni Paese, in ogni popolo, sia religioso che laico, con le sue usanze, le sue convinzioni, le sue certezze così come le sue incertezze, lasciate lì senza nessuna possibilità di riprendere in mano il discorso, perché ci sono domande che, a volte, è meglio non porsi.
Qual è stato il ruolo della donna nella storia, per quel che concerne i matrimoni? Come veniva vista la sua posizione? Aveva libera scelta intorno al suo sposo o si atteneva alle scelte altrui, a quelle dei genitori, per esempio, che volevano e facevano il meglio per lei?
Nessuna domanda diventa mai abbastanza in questa storia, ma ci immergeremo in un'atmosfera tribale, un po' fuori da ogni tipo di ragionamento ordinario per capire, per riflettere, per cercare risposte (che proprio come Liz non troveremo mai), per certificare le nostre convinzioni, consapevoli che non contengano la verità assoluta, ma che sostengano comunque, la nostra verità. Che ci piaccia o meno. E quale sarà la vostra in merito ai ragionamenti e alle riflessioni della scrittrice?
UN VIAGGIO INTENSO, INTROSPETTIVO, NON PER TUTTI.
Credo che questo libro non sia adatto a qualunque genere di lettore. Che bisogna volersi immergere davvero in queste considerazioni sul matrimonio, le stesse che si pone l'autrice, timorosa di commettere gli stessi errori del passato circa le sue relazioni sentimentali. Pertanto, si diventa quasi bisognosi di capire, di cercare, di volersi convincere che, forse, ciò che vogliamo sapere è molto più semplice di ciò che pensavamo.
Un viaggio intenso, introspettivo, non per tutti.
LA MIA VALUTAZIONE
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