Un thriller psicologico, e molto di più.
“Una semplice bugia” è un romanzo di narrativa contemporanea che ci racconta della vita di una donna che scappa dal proprio passato, dai propri ricordi, dalla propria infanzia, da una famiglia mai avuta, da chi l'ha fatta soffrire, da chi le ha distrutto l'esistenza.Questo romanzo ci racconta di un argomento molto attuale: le sette. Quei circuiti di persone, quei gruppi che inglobano spesso persone fragili, sole, distrutte, solitarie, dimenticate da qualcuno o che vogliono dimenticare qualcuno per gestirle, manipolarle, usarle a proprio beneficio.
Chi ha un passato fragile, chi si mantiene a stento sulle proprie gambe, chi ha dei genitori fragili o assenti, chi ha dei parenti disinteressati, chi non ha amici, conoscenti, persone che possono essergli vicino, può cadere in queste trappole. Perché lo sono. Sono delle vere e proprie gabbie.
Quando Rainy entra a far parte del gruppo di amiche del suo fidanzato, Grant, non immagina minimamente che una di loro nasconda un segreto e che, a causa sua, dovrà esporsi a pericoli inimmaginabili, tornando a farsi risucchiare dal suo passato. Un passato nefasto, fatto di ostacoli e dolore, di prigionia e di nessuna speranza per il futuro. Un passato dal quale è riuscita a fuggiare, ma che un viaggio con quelle che credeva amiche sarà in grado di riportarle senza nessuna difficoltà.
Rainy non può capire. Riuscirà solo quando affronterà la realtà che credeva seppellita per sempre, riuscendo a chiudere i conti definitivamente con i fantasmi del suo passato.
A
dire il vero, quest'opera mi ha convinto poco. Mi ha trasmesso, anzi
un senso di oppressione, di angoscia, al punto che ho dovuto
interrompere la lettura in più di un'occasione. Non ho trovato
coinvolgenti le vicende di Rainy che, in primis, è prigioniera di se
stessa e poi del resto del mondo. Il lettore scoprirà le cause dell'eterna prigionia che ci racconta l'autrice, ma che produce anche molta desolazione in chi ne viene a conoscenza.
LA MIA VALUTAZIONE
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