Forse non lo avrete notato; o forse sì.
Fatto sta che nel nostro meraviglioso Paese, che ha anche una Lingua altrettanto meravigliosa, per chi sa apprezzarla, c'è la moda dell'esterofilia, ovvero del dire che “è bello solo ciò che è straniero”, anzi dell'anglofonia, vale a dire che “è bello solo se è in inglese”.
È pur vero che la lingua Inglese è quella internazionale per eccellenza, è pur vero che, ormai, è anche entrata nelle nostre abitudini colloquiali giornaliere, perché se non s'infila in un discorso una parola almeno in inglese, non sei al passo con i tempi, non sei in per farla breve, non sei alla moda, e non attiri neanche l'attenzione, anzi sei proprio fuori epoca, tuttavia... nella lingua scritta, o meglio nei testi che si vendono nel nostro Paese, rigorosamente italiani, si voglia scimmiottare, scusate se non mi viene altro modo di dire, questa abitudine.
Perché dico “scimmiottare”?
Semplice!
Perché si vuole infilare l'Inglese a tutti i costi sulle copertine dei libri, e non ci sarebbe niente di strano se questi testi fossero scritti anche in Inglese, così da vendersi all'estero oltre che da noi. E soprattutto se fossero volumi tradotti da autori stranieri. Questa abitudine, molto italiana, c'è da dire, però, è diventata un adeguamento alla globalizzazione, alle masse ormai narcotizzate dall'anglofonia per risultare più fighi, perché diciamolo il titolo inglese fa figo, ormai, soprattutto sul web, perché attira più “follower” - ebbene mai ci sogneremmo di dire “seguitori”, eh! - e soprattutto promette scintille, promette storie fantasmagoriche, meravigliose e indimenticabili.
Ogni libro di autori italiani con titolo inglese è, però, ovviamente scritto in Italiano – dettagli, che volete che sia? - pertanto, non aspettatevi voi all'estero di trovare questi romanzi con titoloni del tipo “Love me, love” oppure “Hug me, love” o ancora “Love me, baby” o “Sexy boy” etc... etc... - titoli inventati di sana pianta, mi scuserete se dovessero esistere davvero, è pura casualità, ci tengo a dirlo – in Inglese, perché è pura utopia.
Chissà perché, io preferisco i titoli italiani.
Chissà perché in un mondo ormai inglesizzato, ho bisogno di sana Lingua Italiana, di ciò che è nostro, che appartiene a noi, alle nostre radici, al nostro modo di vivere e di pensare, alla nostra terra.
Chissà perché!
Poi, certo, magari se ambiento un romanzo a New York e ci metto il titolo in Inglese, ci sta... pure se all'interno è scritto in Italiano, eh?
Si seguono le mode? Infatti.
Si pretende che il lettore accetti, comunque, il titolo esterofilo. È un dato di fatto.
Piace agli autori e deve piacere a tutti.
Capito?
Articolo a cura di Tiziana Iaccarino.
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