Marketing è la parola magica, quella che può portare avanti un'intera filiera imprenditoriale, quella che fa campare le aziende, quella che incentiva le piccole e medie attività indipendenti, quella che tiene in piedi il mercato del lavoro libero, per intenderci.
A che cosa serve il marketing?
A vendere un prodotto, un servizio, un'offerta, a fare affari, a incentivare un'attività e una campagna pubblicitaria che ruota attorno all'investimento economico di un'azienda così come di un artista.
A tutto ciò che è in commercio e da cui si deve ricavare un fatturato. Quindi, un guadagno.
Quali prerogative deve avere chi fa marketing?
Certamente una grossa preparazione, molta creatività e inventiva, la predisposizione alla vendita e al commercio, alla promozione e alla pubblicità, al sapersi vendere e al saper vendere.
E poi bisogna aver studiato, è ovvio.
Se hai una laurea in marketing e comunicazione è meglio. Se hai fatto esperienza sul campo e gestisci un'agenzia pubblicitaria o sei un freelancer puoi saperlo meglio di chiunque, ma se non hai questi requisiti e sei soltanto uno scrittore alle prime armi, magari alla prima pubblicazione, è difficile che riesci a farti notare nei primi anni. Devi avere tutti gli strumenti necessari a capire come muoverti in questo ambito, quindi rimboccarti le maniche e darti da fare, anche sbagliare, ma imparare strada facendo, sul campo. Anche gli errori, dopotutto, ti aiuteranno a fare esperienza.
Bisogna avere sempre ben chiaro che la pubblicità è l'anima del commercio. È tutto ciò che permette al commercio di far girare il mondo dei soldi, di creare un'economia produttiva e consumistica, ma soprattutto di tenere in piedi il mercato del lavoro, in molti casi.
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Cosa significa marketing per gli scrittori.
Entriamo nello specifico e vediamo cosa significa per un autore esordiente fare marketing.
Non è una parola difficile, in teoria, ma di certo necessita di molta pratica.
Il marketing, soprattutto digitale, quello a oggi più usato attraverso i social media, è forse l'offerta di lavoro e l'occasione di guadagno più interessante degli ultimi anni.
Il libro non è un prodotto facile da vendere.
C'è da dire che vendere un libro è sempre difficile. I libri non sono merce di uso quotidiano, come quelli che si acquistano al supermercato per intenderci. Spesso non sono necessari a chi, nel carrello della spesa, non può permettersene l'acquisto, perché il suo budget non glielo consente.
Chi è l'acquirente di un libro?
Il cliente o acquirente (il lettore) deve essere, in primis, un appassionato di lettura, deve amare i libri, deve avere una base culturale minima che lo spinga a interessarsi a questo prodotto.
Tutto nasce dalla cultura e dall'educazione alla lettura ricevuta da bambini e da adolescenti, fondamentali per diventare degli abitudinari alla lettura da adulti, quindi degli affamati di storie, dei cultori della cultura e della sua bellezza e importanza.
Dalla lettura alla scrittura il passo è breve.
Uno scrittore che non legge, va ricordato, non può fare bene il suo lavoro di scrittura.
E un lettore che legge poco, non può salire in cattedra, né arrogarsi il diritto di dire la sua in ogni ambito, su ogni pulpito, nei discorsi che si possono intraprendere in qualunque ambito: dal professionale al privato.
Un colloquio di lavoro, un incontro mondano, una conoscenza improvvisa, un esame, la voglia di migliorarsi e di continuare a studiare, hanno tutti alla base una buona cultura generale data dallo studio e, ovviamente, dall'esercizio continuo della lettura.
Amare i libri, avere i libri, leggere i libri, sapersi adattare a testi diversi, abbandonarsi a essi, è fondamentale per sopravvivere dignitosamente nella società odierna.
Il segreto più evidente ma meno raccontato del marketing.
Ci sono molte strategie di marketing utilizzate dalle aziende e dalle attività imprenditoriali piccole o grandi che siano.
Non ve ne hanno mai raccontata neanche una?
Va bene, lo farò io!
Ecco la prima, e forse la più importante: mentire.
Vi sembrerà un'eresia. Magari pensarete che vi stia dicendo una baggianata, ma il marketing si basa spesso e volentieri sulla falsa ideologia di un pensiero, sull'esposizione e offerta di un prodotto da lanciare e da vendere a qualunque costo.
Lo scopo primario di chi fa marketing.
Si studia una proposta in apparenza limpida e trasparente, sana e giusta agli occhi della gente, che è l'obiettivo da raggiungere per incetivarne la spesa, e si predispongono dei risultati periodici da ottenere.
Il marketing ha il solo scopo di far monetizzare, quindi di far guadagnare, chi deve vendere un prodotto, qualunque merce, ogni oggetto commerciabile. Tutto sta nel creare un'esigenza di mercato, un bisogno primario, un'economia che risponda alle necessità di una società.
Se, per esempio, si vuol vendere un pacco di pasta, a prescindere dagli investimenti che comporta farlo arrivare sugli scaffali del supermercato, un'azienda dovrà studiare una pubblicità che ricordi l'esigenza di un popolo, la sua cultura e la sua tradizione - in questo caso gli italiani - ma anche i benefici e la convenienza - perché un piatto di pasta è più economico di un piatto di pesce - di mettere un piatto a tavola giornalmente.
E spesso i metodi utilizzati per arrivare allo scopo finale non sono tanto etici o professionali, perché si parla di business. Di nient'altro.
Non c'è un altro modo per parlare di marketing se non il mero fine dell'affare, del guadagno, dell'introito.
Se poi questo business comporta la creazione di un'offerta un po' bislacca, un po' discutibile, un po' infima, un po' o decisamente poco corretta, non ha importanza. Quello che conta è il risultato finale.
La politica primaria del marketing.
Convincere l'acquirente dell'affare che sta facendo, anche se così non è – e a volte è persino palese che non lo sia – e fargli comprare ciò che l'azienda, l'ente, l'esercente, il libero professionista vuole.
Niente di più semplice.
Si dice che in amore e in guerra sia tutto lecito. Ma io aggiungerei che anche nel marketing lo è.
Mentire, la prerogativa.
Ottenere, lo scopo.
I risultati, dopotutto, sono ciò che servono a qualunque realtà imprenditoriale, piccola, media o grande che sia. Risultati che portano fatturato, bene inteso.
Articolo a cura di Tiziana Iaccarino.
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