“Non è un paese per single” è una commedia romantica di Felicia Kingsley, una di quelle a cui sarete abituati e che avete di certo letto, se siete suoi estimatori.
L'autrice è nota per essere un'esperta del genere commedia romantica e offre sempre storie molto leggere, adatte a un pubblico che abbraccia più generazioni.
Io ho cominciato a leggerne le opere diverso tempo fa e mi sono appassionata spesso alle avventure dei suoi protagonisti.
Fino a questo momento la storia che prediligo, tuttavia, resta “Matrimonio di convenienza”, credo il primo che ha pubblicato, ma poi vi saprò dire le impressioni degli altri.
A quanto pare lei, che ambienta di solito i romanzi nella New York di oggi, ha deciso con “Non è un paese per single” di spostarsi nella nostra Italia, in particolare in Toscana, per raccontare vicende più vicine a noi, almeno in ambientazione, cultura, tradizioni e certamente costumi. A tal punto che, nelle prime pagine, s'intravedono dialoghi in dialetto toscano e mentalità contadine di chi vive nei piccoli centri.
Malgrado siano cresciuti insieme, Elisa e Michael, poi hanno intrapreso strade diverse, almeno fino al giorno in cui si ritrovano per un motivo ben preciso, di lui in particolare. Scoprirete, in quest'opera, come si produce il vino, tra una pagina e l'altra, seguendo le avventure dei protagonisti, che vi intratterranno con le loro simpatiche scenette.
L'Italia, dopotutto, non è un Paese come tutti. L'Italia è speciale e ve ne accorgerete anche da queste pagine.
Devo dire che il talento umoristico della Kingsley non si discute, sa distrarti con trame spensierate che, a loro volta, ti fanno evadere. Sai che con lei, in ogni libro, ti divertirai in un modo o nell'altro.
Ciò
che stona e che non mi ha convinto in questa storia, ma almeno la minestra è servita.
Ciò che mi ha stupito, e in parte ho trovato stonato in questa storia è, di certo, come accennato sopra, il dialetto toscano, magari scritto perfettamente, e magari giudicato divertente o affascinante, o ciò che volete. Eppure, in alcuni passi, per quanto mi riguarda, ha rallentato la lettura perché, parliamoci chiaro, anche se certi modi di dire possono essere noti a chi ama il BelPaese e lo gira in lungo e in largo, alla fine dei conti, chi non è toscano trova difficoltà a leggere e interpretare frasi in quel dialetto.
L'altra stonatura, nella storia, la troverete verso il finale, dove c'è un intero capitolo piuttosto spinto in una scena d'amore tra i due protagonisti, cosa che reputo inusuale per questo genere letterario. Anzi, aggiungo fuori luogo.
E mi domando: perché osare in questo modo in una commedia scacciapensieri? Perché sforare in un altro genere? Io avrei evitato, in tutta onestà. Se stai scrivendo una commedia, devi evitare l'erotismo, e viceversa. Semplicemente perché non ci sta. Soprattutto perché alcune scene risultano persino surreali, cosa che ho trovato stramba, ma che ha aggiunto il suo quid all'opera. Pertanto, se tu scrivi una commedia ai limiti del surrealismo e poi ci butti dentro pure scene al limite dell'erotismo, il romanzo diventa di genere minestrone. Un nuovo genere letterario, direi. Un genere che ne mischia due, magari tre, poi fai bollire, condisci e servi. Ti piacerà? Non so. Io non l'ho trovato adeguato, per come la penso.
Per quanto l'opera, come tutte quelle dell'autrice, merita di essere letta, io mi sono fermata spesso durante la lettura. In pratica, non l'ho divorata, come avrei dovuto, e non mi ha conquistato sul serio, vuoi per un motivo e vuoi per un altro, nel suo insieme.
LA MIA VALUTAZIONE.
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