“Il dilemma”.

Il dilemma” è un thriller psicologico della scrittrice B.A. Paris della quale ho divorato ogni libro (mi manca solo “La psicologa”, l'ultimo in ordine di pubblicazione).

Qual è il dilemma di cui si narra tanto in questa vicenda? 

Cominciamo con l'entrare insieme nella vita quasi perfetta di una coppia felice, almeno all'apparenza, come quella di Livia e Adam. Una coppia che, però, ha dei segreti. O meglio, due persone che, pur amandosi molto e avendo due figli, in realtà è abituata a nascondersi delle cose.

Credete sia giusto che tra moglie e marito ci siano delle mezze verità o delle verità nascoste?

Mi sono posta questa domanda che, in fin dei conti, può riguardare qualunque coppia. Sì perché, per quanto Livia abbia desiderato a lungo la sua festa dei quarant'anni, proprio lei che non ha potuto celebrare le sue nozze, niente può giustificarla dall'imporre le sue decisioni agli altri, facendole passare per prioritarie. Un errore che, di certo per amore e in modo diverso, commette anche il marito Adam. Lui sa quanto sua moglie tenga a questa festa. Un evento per il quale ha conservato i soldi per anni, così da fare le cose in grande, restando in esasperante attesa della sua realizzazione. Peccato, però, che proprio quel sogno, alla fine dei conti, distruggerà le loro esistenze, perché accadono eventi che nessuno può prevedere e a cui nessuno può essere per davvero preparato. 

Questa famosa festa viene messa sempre in primo piano, proclamata come la cosa più importante di tutte. E ci si dimentica di quali siano le priorità vere. I due protagonisti diventano così, vittime e colpevoli, due egoisti che, in realtà, non riescono a confrontarsi per davvero con l'esistenza dell'altro, diventando una pedina nel grande scacchiere del destino. Un destino infausto, nel loro caso.

Una scrittrice davvero superlativa.

Amo la penna di B.A. Paris, perché sa interpretare molto bene i disagi e i difetti umani, trasformando i personaggi di cui racconta, ogni volta, in medaglie dalla doppia faccia, in persone buone e cattive allo stesso tempo. In persone che il lettore smaschererà, come sempre, all'ultima pagina.

Credo bisogna essere molto talentuosi per scrivere thriller psicologici in grado di tenerti con il fiato sospeso come fa la Paris, capace di incollarti ai suoi capitoli senza farti accorgere che leggere un libro di oltre trecento pagine può essere come bere un bicchiere d'acqua.


LA MIA VALUTAZIONE.


 

 

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