“La tristezza ha il sonno leggero” è il primo romanzo che leggo dello scrittore Lorenzo Marone.
Mi rifarò di certo anche con altri testi, ma sono qui ora a parlare di questo.
Il protagonista maschile, Erri, è la classica figura che si lascia scorrere la vita davanti agli occhi, che prende poche decisioni, che le subisce semmai, che da uomo si interessa alle donne soprattutto perché ne è attratto fisicamente ma che, tutto sommato, accetta qualunque altro loro aspetto almeno sopportabile.
Erri non
fa parte di una famiglia perfetta. Ha un padre assente e spesso menefreghista e una madre che è una matriarca per i suoi figli. Una donna determinata e piuttosto dura, la quale cerca di imporsi a tutti pensando di essere sempre dalla parte della ragione.
Il protagonista si racconta senza veli, senza pudore, senza smussature, senza nessun problema, affrontando argomenti di varia natura, anche molto profondi. Devo dire che, alcuni di essi, mi hanno toccato tanto da concedermi a lunghe riflessioni, ma mi hanno anche lasciato orfana di discorsi che potevano essere più completi. Nel testo, infatti, ci sono tematiche trattate come meteore, una sorta di piatto prelibato, presentato a dovere, ma fatto soltanto assaggiare al lettore, in quanto portato subito via.
A mio avviso, quando si toccano determinate materie, bisogna accentuarle, perseguirle e proseguirle, svilupparle all'interno della narrazione, affinché il lettore non rimanga a bocca asciutta, a pagare il conto senza aver mangiato per davvero la sua portata.
Erri ha questo difetto: raccoglie la sua interiorità (che è ricca, non certo povera!) all'interno di un mondo che vuole, a tutti i costi, banalizzare.
È una persona complessa, ma si mostra agli altri come il più semplice degli esseri umani.
In questa storia parla di educazione, di crescita, di rapporti genitori – figli, dello scopo della vita, delle ferite con le quali essa ci sfregia, dei rapporti con l'altro sesso, delle relazioni umane, dell'infelicità all'interno del matrimonio, della difficoltà di portarlo avanti, un matrimonio.
In alcuni casi, l'ho trovato piuttosto scontato, a dire il vero. L'ho trovato noioso e apatico. Ho avuto la conferma che gli uomini siano di una semplicità davvero banale, a volte, completamente diversi da noi donne.
Ho apprezzato l'intenzione dell'autore, che è quello di portarci con i piedi ben piantati per terra nella realtà del suo protagonista senza lasciarci intuire, (cosa che fa solo nei ringraziamenti), se sia anche un pezzo della sua. Una realtà costituita da situazioni nelle quali si può rispecchiare ogni famiglia italiana.
Era da tempo che non leggevo uno scrittore (un uomo, intendo) e mi sono trovata catapultata nella realtà alla quale, di solito, preferisco sfuggire quando leggo. Mi sono ritrovata in una quotidianità che a volte fa male, altre deprime, altre ancora schiaffeggia nella speranza di svegliarci, di dirci che il mondo non è quello che vogliamo leggere nei romanzi, ma quello che trovi scritto qua, in questo libro.
Dal titolo mi aspettavo molto, ma molto di meglio, onestamente.
Malgrado ciò, penso che questa storia possa essere letta bene da uomini che la pensano come Erri, che sono come Erri, che si rispecchieranno in Erri, che tiferanno per lui e che lo inneggeranno.
Erri può diventare un loro eroe, quasi un simbolo. Per un uomo, appunto. Non credo per una donna. Non per me, almeno. Per quanto abbia apprezzato le tematiche sociali e umane affrontate, che sono d'impatto, per quanto solo sfiorate.
LA MIA VALUTAZIONE.
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