Ho vissuto in Inghilterra per sei lunghi anni e potrei raccontare tantissimo circa la mia esperienza di vita in quel Paese, ma vorrei focalizzarmi soprattutto sull'aspetto “romantico” e un po' “poetico” che ho colto dei luoghi in cui sono stata.
Vivevo nella contea dello Staffordshire, che si trova nel centro ovest del Paese, in una città che si chiama Stafford che conta circa sessantamila abitanti ma che, trovandosi in una zona molto pianeggiante, è circondata da distese verdi che sembrano infinite ed è attraversata dal fiume Sow, affluente del fiume Trent.
Come dicevo, avendo vissuto in una realtà molto “provinciale” rispetto a quella che può essere la classica Londra, solita meta di turisti e persone che partono alla volta dell'Inghilterra, posso raccontare di verdi praterie, di torrenti, di colline e di cottage dall'aspetto antico e austero.
L'Inghilterra è meta di molti studenti e lavoratori, sia stagionali sia “definitivi” ovvero persone che decidono liberamente di emigrare per cambiare la loro vita. Un tempo era molto più semplice, poi da quando il Paese ha deciso di uscire dall'Unione Europea immagino che le cose si complichino per chi ha voglia di stabilrvisi in questi anni.
Io ero una persona molto curiosa che, per motivi familiari, si è trovata in una realtà ben diversa da quella a cui era abituata, quindi dall'Italia, che sia nord o sud poco importa, il Regno Unito è un altro mondo per noi italiani (e non solo per noi!), per cui ho avuto modo di migliorare l'Inglese e di imparare nuove abitudini, di acquisire un self-control che l'italiano medio non possiede per natura e di lavorare a contatto con persone che appartengono a tanti Paesi diversi, quindi non solo con gli inglesi.
Ho imparato moltissimo in quegli anni, mi sono anche sacrificata per capire il modo di pensare di alcune persone, la loro cultura, le loro usanze, una Lingua che cambia di contea in contea, perché sappiate che l'Inglese che si parla in Inghilterra non è propriamente quella che si impara in Italia, gli accenti cambiano totalmente e le persone usano anche delle espressioni diverse da quelle a cui siamo abituati, mangiano le parole, comunicano in modi e tempi diversi, quindi è stata una bella sfida in tutto e per tutto.
“L'esperienza inglese”, va detto, non è stata da me scelta, in quanto “è capitata”, è stata un'occasione che ho colto al volo, mi si sono trovata dentro con tutte le scarpe, quindi ho pensato che fosse il caso di “provarci”, di andare, di patire pure la lontanaza da casa, ma comunque di ampliare i miei orizzonti.
Se vi dicessi che è stato facile per me, del segno del Toro, legata alla terra, alla madrepatria, napoletana doc, super nostalgica del mio Paese, vi direi una grossa bugia. È stato molto difficile perché non ero in grado di accettare quel tipo di vita: lavoro – casa e casa – lavoro. Punto. Ci si diverte? Sì, solo nel week end, quando di solito si beve, si guardano le partite di futbol e si incontrano gli amici nei pub o ai party nelle residenze private.
Onestamente, non ho trovato una gran cosa questo modo di divertirsi, ma c'è di buono che, avendo lavorato tanto, mi sono goduta la possibilità di spostarmi e di viaggiare anche all'interno del Paese. Infatti, a parte Londra, meta quasi d'obbligo per chiunque si trovi o si sposti in Inghilterra, ho avuto modo di visitare città molto affascinanti: da Manchester a Liverpool, da Birmingham a Stratford-upon-Avon (città di W. Shakespeare del quale ho visitato la casa-museo). Ma non solo!
Ho avuto la possibilità di spostarmi anche in Galles, lasciandomi affascinare dalle costiere a picco sul mare, dai paesaggi brulli, dalla brughiera, dai cottage che sembravano personaggi di un paesaggio fiabesco o di un libro della letteratura ottocentesca, e poi in Cornovaglia che è stata la contea più bella che abbia visitato, ricca di atmosfere e di colori di un fascino senza tempo.
Ho avuto modo di assaggiare i piatti e di conversare con residenti che erano divertiti e incuriositi da un'italiana tra loro, leggendo nei loro sguardi la voglia di conoscere di più circa l'Italia e di provare grande ammirazione per il nostro popolo. Io almeno, da italiana, mi sono sentita sempre molto benvoluta, ovunque andassi da quelle parti.
Dunque,
in un clima che sembrava appartenere a un libro di Jane
Austen o a un quadro d'altri tempi, mi sono lasciata coinvolgere
dall'esperienza maturata, dagli incontri fatti, dai viaggi
avventurosi, dagli accenti marcati, dalle abitudini antiche, dai
sorrisi genuini, dagli occhi chiari e dai sorrisi di chi appartiene a
un luogo molto diverso da quelli a cui sono abituati gli italiani, anche per raccontare qualcosa di diverso nei romanzi che scrivevo.
Vi
potrei raccontare molte, ma molte cose degli anni trascorsi in
Inghilterra, quando facevo la spola con l'Italia prendendo
un aereo ogni due o tre mesi, male che andava ogni sei mesi, per non distaccarmi mai davvero dalle mie radici, ma sarebbe davvero troppo lungo. Dovrei aprire quasi una rubrica in merito (e chissà che non ci pensi!)
Ho avuto la possibilità di curiosare e di osservare molto lo stile di vita delle persone che conoscevo, di appassionarmi alle loro espressioni, di condividere le loro abitudini, di far diventare mio il modo in cui si festeggiavano persino delle ricorrenze.
In questo clima di curiosa scoperta, quasi fossi una novella Alice nel Paese delle Meraviglie, mi sono immersa nel placido mondo dell'inguaribile romantica e incallita creatrice di sogni di carta che c'è in me e mi sono messa a scrivere e scrivere e scrivere e scrivere, dando spazio e tempo alle storie che, poco alla volta, sono emerse dalla foschia, a volte dalla pioggia, altre dalla silenziosa solitudine nella quale mi trovavo immersa in un Paese non mio.
In quegli anni sono nate molte storie “dalla mia penna”, anzi a dirla tutta: dalla mia tastiera, romanzi che non si dimenticano facilmente, di quelli che ti catturano fino alle viscere e ti spingono a desiderare che le fantasie più ardite diventino persino realtà. Ho scritto al caldo di un cottage in autunno o al fresco di un giardino primaverile, quando l'Italia diventava la mia unica meta per una vacanza o per tornare semplicemente a casa, ma posso dire che quella “doppia vita” mi ha insegnato molto, mi ha dato tanto da fare e tanto da ricordare con esperienze che oggi mi appaiono persino fantastiche perché vissute realmente in un'atmosfera alquanto magica.
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